Testimonianze di Badanti Fragili
AES Domicilio vive a contatto con le badanti quotidianamente e spesso vuole dare voce a coloro che hanno bisogno di parlare ed esprimere i propri dissidi interiori, ma soprattutto riteniamo che ciò sia fondamentale per rendere noto a tutti il ruolo e le difficoltà che tale figura richiede e comporta. Riportiamo alcune testimonianze dirette, le parole sono sufficienti per esprimere tutti i tipi di emozioni.
“Facevo fatica a vivere così perché avevo i miei genitori giù in Africa, dopo mi sono abituata con gli italiani, però stavo male e piangevo”. Dalle parole si evince tanta nostalgia, ma soprattutto le fragilità di una figlia che desidera stare con i propri genitori. Molto spesso si sente parlare di genitori che lavorano e sono costretti a partire per cercare fortuna altrove, ma spesso si dimenticano le donne che partono in giovane età, costrette a lasciare il loro paese di origine e quindi ad abbandonare i genitori anche per aiutarli economicamente.
Ancora un’altra badante afferma: “[…]qui vengono fuori tanti problemi, perché io sono una persona libera, non sono sposata, ma un’altra persona che ha 45 anni… ma io non posso più, perché ho figli a casa, ho i figli e ho paura di farli soffrire ancora…”. Qui emerge con tutta la sua forza la fragilità dell’amore, una donna innamorata che desidera ripartire con la sua vita, ma teme di fare un torto ai propri figli e di farli soffrire oltre alla lontananza che essi stessi devono già subire dalla mamma e dopo la perdita del loro padre. Non è facile badare a se stesse e a chi si vuole bene contemporaneamente.
Secondo un’altra esperienza: “[…] lei mi controllava troppo, quando telefonavo al mio fidanzato, non potevo telefonare, quando dovevo parlargli dovevo parlare a lui giù di sotto dal balcone e la signora mi diceva che ero una svergognata che non dovevo parlare. Poi mi controlla mentre mangio, le quantità, il pane, il latte, ma io stavo zitta e non dicevo niente a nessuno perché mi vergognavo”. Qui emerge invece la sottomissione rispetto a datori di lavoro troppo rigidi che non riescono ad instaurare un rapporto con le badanti integrandole nella rispettiva famiglia. Ma il lavoro è necessario, il lavoro serve, e quindi si tace, si fa finta di niente.
E ancora: “Non mi trovavo bene perché non potevo mai andare fuori un minuto, non potevo uscire con i miei paesani. Mi sentivo come un oggetto, come una cosa propria della famiglia, avevo perso tutti i contatti con gli amici del mio paese, non mi cercavano più neanche loro, aspettavo lo stipendio per andare via, dicevo questo è l’ultimo mese così posso partire, ma poi mi rendevo conto di aver trovato un’altra famiglia, e piano piano mi integravo, diventavo una nuova persona”. Qui si evince in modo prorompente il cambiamento e l’adattamento: dopo un po’ anche la lontananza e il nuovo ambiente diventano familiari, si costruisce una nuova vita passo dopo passo, e molte volte si diventa persone migliori.
Ancora: “E tutto questo io lo dovevo tenere qui, in me stessa. Perché tutti hanno problemi, loro hanno avuto problemi, ma nessuno ha mai chiesto se io ho problemi”. Un aspetto drammatico della nostra società si evince da queste poche e semplici parole di una badante: tutti concentrati su se stessi, ma nessuno che si preoccupa dell’altro, dei problemi altrui. Questo problema nelle badanti è ancor più evidente, è una categoria dimenticata, non viene valorizzata come dovrebbe, e ci si dimentica spesso delle debolezze, concentrandoci solo sui nostri bisogni e priorità.
Una badante afferma: “I vecchi sono difficili da sopportare, si lamentano, poi dicono sempre le stesse cose…è così…poi ti abitui, ma è difficile, ci vuole tanta pazienza, e tanta calma […] La domenica ho la giornata libera, ma penso sempre a lei, come sta, che stia bene, che stia male, la mia testa è sempre qua, perché sono qua sempre, tutto il giorno. Senti quest’ansia, questa responsabilità su di te, sempre”. E’ incredibile come da poche parole possano emergere con così tanta chiarezza i caratteri essenziali della badante e tutti i risvolti lavorativi: la responsabilità, la pazienza, la calma, tutti aspetti che abbiamo sempre trattato e che dobbiamo tenere a mente per conoscere a fondo gli aspetti caratteriali più nascosti della badante.
Un’ultima testimonianza ci dice: “Abbiamo bisogno di un contratto a tempo indeterminato, per me è meglio che stia assunta, che mi assumano, perché poi devo rinnovare il soggiorno, a giugno, devo stare a posto”. Per concludere in tema di fragilità delle badanti non possiamo non citare la precarietà che queste donne vivono quotidianamente, queste parole sono piene di lotta e determinazione, sentimenti ricorrenti per chi ha voglia di lavorare e trovare un posto migliore nel mondo.
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